Il Pd, così come tantissimi cittadini, segue con attenzione e apprensione quanto sta emergendo dall’inchiesta giudiziaria inerente le modalità di
assegnazione di appalti da parte di enti del nostro territorio.
Il Pd, oltre ad esprimere fiducia nell’azione della magistratura, auspica che gli accertamenti siano accurati e celeri per fare totale chiarezza su
ogni tipo di responsabilità, perché le condotte emerse mettono in discussione la trasparenza, il buon andamento e l’imparzialità della
pubblica amministrazione e dunque ogni dubbio per ciò che concerne il loro effettivo rispetto deve essere prontamente fugato.
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La necessità della celerità si pone anche in merito alla situazione in cui si trovano le imprese i cui vertici sono stati interessati dai provvedimenti
giudiziari, perché è essenziale che non vi siano ricadute sui livelli occupazionali e sull’andamento della realizzazione delle opere pubbliche
affidate ad alcune di esse.
Occorre altresì stigmatizzare ogni tipo di spettacolarizzazione e uso improprio compiuto da alcuni media per quanto concerne alcuni atti
d’indagine, in particolare su aspetti che niente hanno a che fare con le imputazioni o che non hanno alcun tipo di rilevanza penale.
Nel rispetto dei principi fissati dall’art. 27 della Costituzione, ovvero che la responsabilità penale è personale e che fino a sentenza definitiva
sussiste la presunzione di non colpevolezza, le condotte che emergono chiamano la politica e la società ad una riflessione non episodica, visto
che analoghe vicende vengono periodicamente riportate dalle cronache nazionali e regionali.
La politica è dunque, in primis, chiamata ad aumentare la propria quotidiana attenzione e vigilanza affinché tali fenomeni degenerativi
siano troncati sul nascere, non possano svilupparsi e non vi sia alcuna ombra sulla credibilità e la correttezza dell’azione amministrativa, in
termini sia di legalità sia di opportunità.
In secondo luogo, in ambito legislativo, l’introduzione negli anni ‘90 del principio cardine della separazione totale tra l’attività d’indirizzo, in capo
agli amministratori, e quella di gestione, che spetta unicamente ai dirigenti, non sembra purtroppo aver sortito gli effetti sperati, come si
evince anche dai dati della Corte dei Conti sulla corruzione nel nostro Paese. Occorrono per questo nuovi interventi dal punto di vista
normativo e la recente approvazione alla Camera del disegno di legge anticorruzione vuole segnare un passo in avanti in tale direzione.
Nonostante le dichiarazioni del Pdl, il varo celere e definitivo del provvedimento al Senato appare essenziale anche per dare l’opportuno segnale ai cittadini preoccupati dal ripetersi di questi comportamenti illeciti da parte di soggetti preposti a pubbliche funzioni.
Oltre agli interventi normativi occorre rilanciare nella quotidiana prassi amministrativa alcune pratiche concrete, contenute anche nel Codice
degli amministratori democratici varato nel 2011; ad esempio gli interventi sui regolamenti interni al fine di ridurre al massimo gli spazi
d’irragionevole discrezionalità tipizzando ancor di più le procedure e l’utilizzo preferenziale, dunque non solo nei casi obbligati, di procedure
trasparenti e ad evidenza pubblica per l’affidamento di servizi, lavori e forniture con totale apertura a tutti i soggetti imprenditoriali, senza
nessuna, diretta o indiretta, rendita di posizione che rende, alla fine, meno competitivo sul mercato chi ne usufruisse.
Approvato con un voto di astensione