La conferenza programmatica provinciale è stato un momento di discussione e confronto importante.
Cialis è una cosa che non siamo abbastanza ciechi. Ci sono molti paesi che si trovano priligy 60 mg kaufen ohne rezept fonte dell'articolo sulla linea d’azione che dovranno essere in grado di sviluppare e commercializzare uno spett. In realtà, non c'erano ragazzini a casa sua, e quando c'era qualcuno da chiedere una sera alla casa di un altro uomo in ovest, quella sera era anche il mio posto.
Uno dei fattori che hanno influenzato l’evoluzione dell’uomo sono le altre questioni della cura e della salute. In caso in cui questa prevenzione è invece in grado di avere un effetto negativo, la famiglia della medicina ha un sistema di controllo map site e regolazione di prevenzione per la prevenzione. La maternità, in realtà, non è in grado di fare affidamento su un essere umano, in modo da poter fare la differenza tra le persone che lo vogliono.
Stiamo approntando per la pubblicazione i video degli interventi.
Intanto pubblichiamo alcuni contributi scritti che ci sono giunti (pdpistoia@pdpistoia.it) , da parte di chi è intervenuto e da chi, per ragioni di tempo, non ce l’ha fatta a svolgere il proprio intervento.
Dino Cordio – Segretario del Partito Democratico di Uzzano “Enzo Biagi”
Salve compagni, amici, democratici o come meglio credete,
solo una brevissima riflessione scritta dalla “periferia” della Provincia, anzi, meglio, dal “fronte”. Una breve riflessione di carattere generale scritta a “sedici mani” (e otto teste), tante quante sono quelle che compongono la mia segreteria che, da un anno a questa parte, si è riunita periodicamente, estate ed inverno, con il caldo e con il freddo. Perché sì – questa è la notizia – tra un’uscita “ggiovane” del “nuovo che avanza” Matteo Renzi ed una caricatura di Bersani che dipinge il segretario come una presenza “grigia” buona soltanto a dire a Berlusconi di andarsene, ci sono delle persone che, nonostante tutto, e nonostante che la cosa non faccia notizia, continuano a ritrovarsi nel nome del Partito Democratico attorno ad un’idea di politica e di militanza ben precisa.
Una politica che deve riappropriarsi di quella credibilità propria dell’ “arte della convivenza civile” che rinnova costantemente sul piano culturale ed etico un intero Paese.
Una politica che sia indirizzata a tutelare le ragioni del bene comune e della legalità nella legalità.
Una politica che si preoccupa di non far sentire impotenti i propri militanti di fronte alle derive populiste dell’antipolitica, che, purtroppo, troppo spesso riflettono una realtà effettiva fatta di privilegi, sprechi, poca trasparenza. Una politica che, viceversa, faccia sentire i propri militanti protagonisti principali di un progetto di buon governo.
Una politica esercitata da chi è più generoso e meritevole e che, per un periodo determinato di tempo, mette in campo le proprie capacità per il bene comune.
Una politica fatta da militanti di partito e da rappresentanti nelle istituzioni che, insieme, si pongono il problema di come trovare il consenso senza cercare “scorciatoie” populiste; militanti e rappresentanti che poi, insieme, condividono l’esperienza di Governo (quando si vince) o di opposizione (quando si perde).
Come ben ci rendiamo conto, la situazione politica a livello nazionale oggi, 12 novembre 2011, non è assolutamente definita. Dopo l’esperienza di Berlusconi e del Berlusconismo può veramente succedere di tutto, perché negli ultimi 20 anni, purtroppo, il sistema politico italiano è, nel bene e nel male, ruotato attorno alla figura ingombrante dell’(ex?) Presidente del Consiglio. Adesso (ammesso che veramente sia tramontata l’era Berlusconiana) penso che l’urgenza sia quella di trovare un antidoto per espellere dalla politica quelle tossine populiste e demagogiche che sono state prodotte in quantità industriale negli ultimi anni.
E per ottenere il risultato, ben vengano i programmi, ben vengano le soluzioni tecniche più adatte per risolvere i problemi, ben vengano le alleanze credibili e potenzialmente “vincenti”. Alleanze che, chiaramente, si fondino sul senso di responsabilità e che aspirino ad una durata di legislatura.
Tuttavia, però, fino a quando non si affronterà seriamente il problema della credibilità della politica e non si metterà in campo una drastica serie di misure per eliminare quei privilegi, quegli sprechi, quella poca trasparenza che dicevo prima, sarà sempre pronto a spuntare un “capo popolo” che troverà la soluzione più facile ma che, in realtà, non risolverà nemmeno uno dei problemi ad oggi in campo. Qualcuno che, come anche oggi accade, accomunerà tutti sotto la medesima etichetta: privilegiato. Anche quando le cose non stanno così. Esiste, è inutile negarlo, la necessità di recuperare il senso della “sobrietà”, che, mai come oggi, significa “autorevolezza” e capacità di sostenere le difficoltà dei cittadini.
Oggi parliamo di “governo tecnico”, di “governo di emergenza”, di “assunzione di responsabilità” da parte delle principali forze politiche. Ed io sono più che d’accordo con la strategia del mio segretario che, a Roma, sabato scorso ha delineato una attività politica del Pd che, momentaneamente, non tiene in considerazione il solo “bene” di partito, bensì ha come obiettivo il “bene del Paese”. Per questo, è giusto – a differenza di quello che, purtroppo, pensano i nostri alleati (Idv e Sel) – ignorare i sondaggi che ci attribuiscono un buon risultato elettorale nel caso andassimo domani alle urne, perché sappiamo che votare adesso significherebbe far precipitare l’Italia in una campagna elettorale sicuramente dannosa per il Paese.
Detto questo, però, qualche sondaggio faremmo bene a tenerlo in considerazione, perché rappresenta un campanello d’allarme assolutamente preoccupante. Penso, ad esempio, a quello che ho sentito ieri sera, che sostiene che ben il 90% degli intervistati di un campione rappresentativo dell’elettorato italiano, quando chiamato in causa, ritiene un problema di assoluta priorità quello relativo ai costi della politica. E questo nonostante che, in realtà, una riforma in tal senso, ci aiuterebbe a trovare soltanto il 2% delle risorse che, ad oggi, ci servono per risanare il nostro Paese.
Questi dati ci dicono che non si tratta di una mera questione economica, quanto piuttosto di un intervento di tipo “simbolico”. Ci dicono che, in un momento cosi drammatico per un paese trovatosi impoverito e tartassato dalle sbagliate ed inique manovre Tremonti, i costi della politica italiana rappresentano un vero e proprio “pugno allo stomaco”. Un pugno che fa male non tanto per la sua forza effettiva quanto, piuttosto, per il fatto che arriva in un momento in cui ci sembra di non poterci rialzare da terra.
Se fossi in Parlamento, la prima cosa che chiederei al Governo tecnico che pare si stia delineando, sarebbe quella di mettere mano SUBITO e in POCHI GIORNI, alla riforma della politica e dei suoi costi. E questo perché, forse, può essere l’unico Governo che può fare una simile riforma servendosi dell’apporto di tutti: nessuno, infatti, sarebbe legittimato a mettere sopra a questa riforma la propria “etichetta” esclusiva e, per una volta, sarebbe l’intera classe politica a trarne beneficio. In questa direzione andrebbe sicuramente anche la riforma della legge elettorale, di modo che si restituisca ai cittadini e ai territori il diritto di scelta.
L’importante, a questo punto, è non farsi prendere dalla urgenza della crisi per fare tutto fuorché intervenire sui costi della politica, perché significherebbe perdere un’ occasione che non so quando (e se) si ripresenterà. Per questo ritengo che anche (e soprattutto) da assemblee come queste, assemblee “di base” nelle quali si delineano le principali linee d’azione che il nostro partito deve assumere a livello territoriale, debba alzarsi una richiesta precisa ai nostri rappresentanti a livello nazionale (ma anche regionale).
Perché, purtroppo, se il “giochino” si rompe, e precipitiamo nel baratro dell’antipolitica, si rompe per tutti.
E il “giochino”, in questo caso, si chiamerebbe “democrazia”.
Grazie.
Riflessione di Carlo Bartolini
Con grande soddisfazione il documento presentato all’Assemblea Programmatica pone l’economia turistica del nostro territorio come suo elemento caratterizzante non trascurabile. Il turismo, quindi, assurge con forza nella sua concreta valenza socio economica, non presentandosi come realtà sussidiaria o complementare.
A conferma di questo chiaro indirizzo politico vorrei ricordare che, ad inizio Novembre – qualche giorno fa -, nonostante la gravissima crisi mondiale in corso, gli esperti dell’Organizzazione Mondiale del Turismo agli incontri organizzati nell’ambito del WTM di Londra, una delle principali fiere turistiche mondiali, hanno confermato la crescita economica del comparto nel 2011 e le positive previsioni per il2012. Inconcreto il sistema del turismo mondiale crescerà ancora di circa tre punti percentuali all’anno. Durante questi incontri è stato illustrato che l’encomia del turismo è una delle principali attività a livello globale, pesando circa un 9% del PIL mondiale ed occupando circa 260 milioni di lavoratori; anzi è stato affermato che il turismo guiderà la crescita economica, le relazioni d’affari e la mobilità sociale.
Inoltre il turismo è una delle economie dove è più altro il cosiddetto “effetto indotto”, cioè la produzione attivata dalla domanda per consumi di tutti coloro che hanno percepito il valore aggiunto generato dalla produzione.
In un territorio a valenza turistica come il nostro, nelle ovvie difficoltà del sistema economico, sottolineare il ruolo di questa economia è, quindi, politicamente indispensabile. Ricordo, infatti, che il peso del turismo nella nostra regione corrisponde a circa il 12% della ricchezza prodotta e che, nonostante la crisi a luglio si è osservata in provincia di Pistoia una crescita dei flussi pari all’8%.
Sono questi dati molto importanti e positivi, in controtendenza rispetto a molte altre economie!
Le parole d’ordine legate al turismo in questo documento sono: integrazione e sinergia! “Integrazione tra tutti gli attori istituzionali e sociali” e “sinergia tra i centri di ricerca e di innovazione e le stesse realtà produttive”. Il PD sceglie con chiarezza che la strada maestra da percorrere è, conseguentemente, la realizzazione di un sistema partecipativo decisionale degli obiettivi e delle iniziative anche in campo turistico. Le nostre amministrazioni devono, quindi, sempre di più relazionarsi con il mondo dell’impresa turistica e del lavoro perché, oggi più che mai, vi è necessità d’individuare iniziative ed azioni condivise. Questa necessità collaborativa non è solo figlia dei tagli al comparto, ma anche banalmente legata al “buon senso”.
Integrazione che, come viene sottolineata anche nel documento qui presente, non è da stimolare solo a livello territoriale intero, ma anche tra prodotti simili d’area vasta: si cita in modo chiaro e positivo la necessità, per il settore montano, di collaborare con il polo turistico bianco e verde della montagna dell’Emilia Romagna. Potremmo anche aggiungere, da questo punto di vista, il miglioramento del sistema termale valdinievolino, la necessità di una forte collaborazione nel bacino Firenze – Prato – Pistoia per alcuni turismi: scolastico, culturale, ambientale sportivo, legati agli eventi.
Tuttavia altri scenari importanti per la politica locale e per la programmazione si propongono con urgenza alla nostra riflessione:
- la valutazione della ricaduta economica per il territorio di eventi come Miss Italia ed il Campionato mondiale di ciclismo del 2013, ma soprattutto il loro utilizzo nella realizzazione di strategie promozionali;
- l’utilizzo degli introiti della “tassa di soggiorno” non solo per realizzare le necessarie infrastrutture (penso alle Terme Leopoldine), ma anche per ottenere gli indispensabili finanziamenti da utilizzare per il marketing della destinazione;
- la realizzazione e valorizzazione di veri eventi di richiamo, attrattori di flussi turistici, come il positivo “Dialoghi sull’Uomo” di Pistoia o il Festival Blues;
- l’utilizzo del trend delle cosiddette città minori e del turismo verde della Toscana che trova in Pistoia città d’arte e nel Montalbano dei forti richiami d’interesse.
Tuttavia il sistema turistico toscano, come anche io ho ben presente, ha da circa un anno fortemente modificato la propria organizzazione, centralizzando molte funzioni a livello regionale e cercando di aprire, anche tramite le organizzazioni locali pubbliche e private, un dialogo, una collaborazione con gli attori del territorio. Molto deve ancore essere fatto e il nostro distretto, probabilmente più di altri, deve accelerare questi sistemi relazionali. Dobbiamo, infatti, tener presente che i nostri due principali e caratterizzanti prodotti turistici d’area (termalismo e montagna) sono obiettivamente quelli a livello regionale in reale “crisi”, quelli che ancor oggi necessitano d’importanti interventi infrastrutturali e che, tuttavia, sono meno rilevanti a livello regionale, dove, ovviamente, le “città d’arte” ed il “mare” “fanno da leoni” ! Solo la perfetta collaborazione tra tutte le istituzioni territoriali, elemento comunque positivamente perseguito, può permettere che il nostro territorio non diventi “periferia dell’impero” turistico regionale.
Il turismo, che vuol dire anche sostenibilità e tutela ambientale, politica degli eventi, valorizzazione delle tipicità, realizzazione di intermodalità nei trasporti, innovazione deve essere declinato in ogni scelta programmatica che ci vedrà collettivamente partecipi come partito e territorio.
Carlo Bartolini
Intervento di Piero Giovannelli
Cari amici,
vi invio alcune riflessioni fatte dopo avere partecipato, in data 12/11 u.s, al Congresso Provinciale del P.D presso il C.R.A.L Breda.
Le invio anche a persone, associazioni, ecc, non precisamente di area P.D o non residenti a Pistoia in quanto, in alcuni casi, esulano da un ambito che possa essere definito di interesse o di competenza di un singolo partito o della sola realtà locale.
Se Giovanni Landi ritiene che il tutto possa essere definito interessante e lo volesse pubblicare su “Pistoia News”, gliene sarei grato.
1) Data la particolare coincidenza di date, tutti o quasi, negli interventi, abbiamo fatto almeno un accenno, con soddisfazione, alle dimissioni di Silvio Berlusconi; giusto e doveroso farlo, ma a patto che, al di fuori della atmosfera congressuale e ad ogni livello, si facciano anche le seguenti riflessioni:
a) Il “Fenomeno Berlusconi” non nasce per miracolo, in Italia, nel 1.994, anno della sua “discesa in campo”. Berlusconi si presenta, fa danni e commette fior di reati, molto prima, e come tale rimane impunito, indisturbato, non efficacemente contrastato da nessuno (mondo della “Politica”, società civile, magistratura: si, anche la magistratura, che secondo una favola con la quale Berlusconi ci ha ammorbato per anni, sarebbe “rossa” e politicizzata contro di lui, in realtà, in troppe occasioni, specie all’inizio, lo ha lasciato colpevolmente tranquillo).
In un Paese che fosse più civile del nostro, a democrazia più consolidata e con un effettivo equilibrio, bilanciamento e funzionamento dei poteri, Berlusconi neppure sarebbe arrivato ad affacciarsi in politica; questo è bene ricordarlo sempre e farne tesoro, senza indulgere in facili trionfalismi a scoppio ritardato.
Nessuno può chiamarsi fuori e ritenersi esente da una analisi di questo tipo.
b) Ad alcuni giorni di distanza dalle sue dimissioni, è altresì bene ricordarsi che il suddetto sig. Berlusconi non è ancora del tutto finito; può ancora dare molto fastidio, se lo si sottovaluta, e la schiera dei suoi servi è ancora molto numerosa. Sarà bene ricordare, a tal proposito, una frase pronunciata non molto tempo fa dal segretario P.D Pierluigi Bersani: “I colpi di coda finali del berlusconismo possono essere i più pericolosi”.
2) Venendo agli argomenti toccati dagli intervenuti ed aventi una valenza, se vogliamo, più locale, a me ha destato molta impressione (ma forse non ero in numerosa compagnia), l’intervento, se non sbaglio, del presidente della Lega delle Cooperative, il quale, ad un certo punto, con molta chiarezza e cognizione di causa, ha sottolineato come anche nel tessuto economico e produttivo pistoiese si sia infiltrata la criminalità organizzata. Questo è un fenomeno di estrema serietà, il cui esame e ricerca di efficaci contromosse devono, da ora in avanti, essere prioritari nell’agenda del nostro partito e, si spera, non solo.
3) La Presidente della Amministrazione Provinciale, in particolare, ha difeso il lavoro della propria amministrazione ed accennato al problema legato al possibile scioglimento futuro delle provincie. Senza entrare nel merito, in questa sede, della bontà o meno di tale lavoro (senz’altro presenta luci ed ombre, come avviene in tanti casi), direi però una cosa: non so se è giusto abolire le provincie, dopo che negli anni alle medesime sono state affidate, tolte, riaffidate, competenze varie che quaranta anni fa neppure esistevano. E’ una operazione che senz’altro si può fare, ma andrebbe ponderata bene, da gente che conosca approfonditamente i meccanismi istituzionali, amministrativi, ecc; e certamente in un Governo come quello passato, con i vari Bossi, Calderoli, ecc, si ha la netta impressione che tali competenze fossero assenti del tutto, a vantaggio di “doti” come la demagogia, la cialtroneria, l’ignoranza, che invece abbondavano alla grande.
Poi, probabilmente, si dovrebbe distinguere caso per caso; con ogni probabilità, tanto per fare un esempio, la realtà di una provincia del nord non è uguale ad una del sud; la realtà di Milano non è uguale a quella di Pistoia, e via discorrendo. Una cosa, limitandoci alla realtà pistoiese, mi sembra di poterla dire: su un territorio di 965 kmq come quello della nostra provincia, la presenza, insieme alla amministrazione provinciale, di ventidue comuni, una comunità montana, il Consorzio di Bonifica Ombrone-Bisenzio, nonchè altri organismi vari ed assortiti di nomina più o meno “politica” od in cui l’influenza della “politica” è ben visibile, è veramente eccessiva, ed il normale cittadino non la comprende e non la sopporta più.
4) Legato al problema di cui sopra c’è l’intervento di un giovane iscritto (di Uzzano, mi sembra), il quale quasi negava o quantomeno minimizzava il problema dei costi della politica.
Grave errore, a mio avviso: il problema dei “costi della politica”, della politica cattiva, inutile, farraginosa, se non, in alcuni luoghi del Paese, anche malavitosa, esiste eccome, e se mettiamo insieme tutte le voci (non una alla volta, naturalmente), è pesante. A tal proposito, tra tutte le analisi che ho letto od ascoltato sulla materia, mi piace citare un articolo di Giuseppe Turani, ottimo giornalista economico di Repubblica, comparso sulla edizione del 2/8/2009 di tale giornale e adesso più attuale che mai. In tale articolo, Turani quantificava in una cifra variabile tra 700 ed 800.000 l’esercito di piccoli ed inutili politicanti a spasso in una miriade di enti, associazioni, organismi di vario genere; inutili ai fini del’esercizio di una compiuta democrazia, ovviamente costosi e, aggiungo, spesso anche fastidiosi e di intralcio ad un corretto e programmato svolgimento dei lavori, ad es in un ente pubblico; sono infatti quei personaggi che vogliono comandare senza esserne capaci, stanno in un certo luogo con visioni di corto respiro, solo per venire incontro ai desideri delle loro piccole clientele e quindi danno ordini, ad es in merito alla esecuzione di opere varie, svincolati e deviati rispetto alla programmazione ed all’ordine delle priorità che un certo ente si era dato; ad es: “fammi una stradina qui,un murettino lì, quel fossetto lì invece di quell’altro, ecc”.
5) A sua volta legato al punto 4), riterrei che meritasse attenta riflessione quanto detto dal Sindaco di Pistoia e ripreso da qualcun altro: la moltiplicazione di gruppi politici che si è verificata in seno al consiglio comunale (non so se ciò sia avvenuto anche in Provincia) nel corso del mandato che sta andando a concludersi. Anche questa è una cosa utile solo a piccoli interessi di bottega, alla ricerca di visibilità a buon mercato di questo o quel personaggio, ma lontanissima dai desideri e dalle esigenze concrete della gente. Sarebbe molto più importante che quando un consigliere prende la parola lo facesse sapendo di cosa parla, esponesse i suoi pensieri con convinzione e non parlando così, perchè lo deve fare; e sarebbe molto più importante che quando un consigliere parla, gli altri avessero un minimo di rispetto e di educazione, che la si piantasse di giocare con i telefonini, di confabulare con il vicino, di entrare ed uscire dall’aula a piacimento; se metà delle cose che ho visto durante alcune frequentazioni delle sedute di consiglio comunale, in cui si parlava di argomenti tra l’altro assai importanti (il Trasporto Pubblico Locale) fossero avvenute nell’aula della scuola elementare al tempo in cui la frequentavo io (allora fortunatamente il telefono cellulare ancora non esisteva) si sarebbe stati tutti sospesi per un mese; ma noi all’epoca avevamo otto-dieci anni; i personaggi che noi cittadini-elettori abbiamo mandato a rappresentarci nei pubblici consessi, sono un pochino più grandi ed avrebbero il dovere di essere anche un pochino più educati…prima di pensare alla moltiplicazione ad arte dei gruppi consiliari.
6) E’ stata trattata poi la questione legata alle pari opportunità uomo-donna e quindi alle “quote rosa”. Essendo uomo, è necessaria un po’ di prudenza, da parte mia, nell’affrontare questo argomento. Direi però che il problema prima di tutto sia di carattere educativo-culturale e non lo si risolve solo a colpi di leggi o regolamenti. Stabilire ad esempio la parità numerica obbligatoria in una lista elettorale, nella composizione di una assemblea, di una commissione, ecc, può portare a distorsioni e complicazioni burocratiche anche al limite del ridicolo; come quella accaduta in Regione due anni fa quando si trattava di costituire la Commissione Tecnica del Pollo Valdarnese, che doveva essere formata da sette membri, quindi obbligatoriamente, in quel caso, di quattro donne e tre uomini, come poi è accaduto, o al limite viceversa, non essendo possibile, come ogni persona di buon senso comprende, fare 3,5+3,5. Bene! Il fatto di voler affrontare il problema per via ridicolmente burocratica ed anelastica, ci fece perdere un sacco di tempo senza vantaggio per nessuno. Molto meglio, allora, una vera e libera pari opportunità; se poi, in una determinata realtà (assemblea, commissione, ecc) emerge la presenza di sette donne e tre uomini perchè le donne sono più capaci, o più disponibili a ricoprire quel determinato incarico,va benissimo, come va benissimo il contrario; ma fermare i lavori artificiosamente solo per raggiungere una parità numerica forzata ed imposta da un regolamento non mi sembra per niente utile.
7) Infine, una cosa mi sento di dirla senza una necessaria attinenza con i lavori congressuali: gli amministratori P.D pistoiesi siano più attenti alle esigenze ed alle istanze che vengono dalla gente e meno agli equilibri interni di partito; non siano timorosi di andare contro a qualche loro illustre collega quando fa cose sbagliate o, ad esempio, punitive nei confronti della realtà pistoiese.
Per andare al caso concreto, quando l’assessore regionale alla mobilità sig. Luca Ceccobao taglia a suo piacimento i treni della “Porrettana” (anche se si ha la netta impressione che abbia trovato più di una complicità a livello locale) e poi, una volta fatto il danno, si inventa un “Tavolo Tecnico” o un fantomatico “Protocollo d’intesa” per discutere di chissà cosa, e, con gesto quantomeno discutibile, dal sopra citato tavolo esclude i rappresentanti emiliani, si ha il dovere di protestare vibratamente, al di là della comune militanza politica; altro che innocue interrogazioncine in Consiglio Regionale, scritte a maggio 2011, quando il danno era stato abbondantemente fatto, e messe all’ordine del giorno, se va bene, ad ottobre; quelle, al massimo, servono a fare il solletico!!
Avendo partecipato a due assemblee a Pracchia sul tema “Porrettana”, in cui erano presenti anche amministratori emiliani, si è vista una differenza di qualità enorme a loro favore, rispetto ai toscani, quanto a capacità, profondità ed indipendenza di analisi sull’argomento.
Saluti a tutti e scusate per la lunghezza,
Piero Giovannelli.