PISTOIA – E’ sempre importante compiere una riflessione sull’analisi del voto europeo ed amministrativo. E’ una buona consuetudine riflettere sugli esiti di una tornata elettorale ,a dobbiamo dire che, la maggior parte delle volte, abbiamo svolto questa analisi commentando, a livello nazionale, sconfitte o battute d’arresto. Un risultato storico Questa volta, invece, dobbiamo parlare di una affermazione storica per il Partito Democratico nelle elezioni europee. Il dato del Pd ha portata storica, visto che dal 1958 nessun partito era riuscito a superare la quota del 40 per cento nel nostro Paese. Credo che nessuno se lo aspettasse, neanche i più entusiasti. Su questo risultato credo abbiano pesato vari fattori. Non mi piace pensare che le nostre vittorie siano causa degli errori degli altri e mai di meriti nostri: quindi è vero che i torni urlati ed estremi del Movimento 5 Stelle lo hanno fortemente penalizzato ma, da qui ad arrivare a doppiarlo, significa che ci sono evidenti meriti del Pd. In provincia di Pistoia siamo arrivati ad uno strabiliante 55 per cento di voti: una percentuale mai ottenuta. Se si confronta con il precedente dato del 2009 (35%) o del 2013 ( 35% – in valore assoluto 60019 voti) si tratta di un 20 per cento in più (81786 voti). Nel comune di Pistoia il dato del Pd (59 per cento) è il più alto tra tutti i comuni capoluogo della Toscana. I dati si commentano da soli. Credo che la fase congressuale e poi anche la decisione di dare una scossa all’azione di governo con la guida di esso da parte del nostro segretario abbiano indubbiamente fatto bene al Pd. Un anno fa eravamo a commentare le vicende traumatiche del post-elezioni. Abbiamo, in pochissimo tempo, svolto una intensa fase congressuale, dai circoli al livello nazionale, che o ci rilanciava o ci avrebbe avvitato su noi stessi. Si è realizzato, per fortuna, il primo scenario. Tutti si misurano sulle nostre proposte, non viceversa 2 La grande partecipazione alle primarie dell’8 dicembre e la caratterizzazione che Matteo Renzi è riuscito a dare al Pd ci ha riportato al centro del dibattito politico. Per la prima volta, fin dalla proposta della legge elettorale e dal Jobs Act, il Pd ha chiamato gli altri a misurarsi sulle sue proposte e non viceversa come succedeva spesso, se non sempre. Si è trasmesso inoltre il messaggio che, grazie al Pd, nodi irrisolti da anni e anni come la riforma della legge elettorale stavano per sbloccarsi. Penso dunque che la forza delle proposte messe in campo ed il messaggio che il Pd è davvero un motore di cambiamento del Paese ci abbia aiutato. Abbiamo parlato nella precedente direzione dell’assunzione della guida del governo da parte di Renzi e dunque qui voglio solo ripercorrere alcuni passaggi significativi di questi mesi. Non mi piace parlare del decreto 80 Euro, ma della traduzione in fatti concreti di intenti con cui ci eravamo candidati fin dal 2013: quegli 80 Euro segnano un intervento a favore dei redditi più bassi ed un aumento della tassazione sulle rendite finanziarie, a cui si deve aggiungere un importante taglio sul costo del lavoro. E’ il primo passo di una precisa scelta politica in favore dei lavoratori dipendenti e di chi investe i capitali sulla capacità produttiva della propria azienda creando così occupazione e ricchezza, mentre finora erano molto più incentivate fiscalmente operazioni di ingegneria finanziaria. Anche l’accelerazione sulle riforme istituzionali è importante per la credibilità della politica. Si parla dal 1987 di una riforma organica della Costituzione e di superamento del bicameralismo perfetto. Anche in questo caso il Pd sta dando un messaggio: si pone in modo dialettico in discussione con tutti, perché sulle regole del gioco è giusto che sia così, ma appare chiaro che il motore siamo noi, non altri. Certo non si può vivere di attese o solo di messaggi. Anche sulle riforme istituzionali la direzione nazionale ha dato un indirizzo su alcuni capisaldi e occorre concretizzarli tramite scelte parlamentari. Essi vincolano tutti i parlamentari, per i quali il divieto di mandato imperativo sancito dall’art. 67 della Costituzione si contempera con la responsabilità politica di dare seguito alle decisioni della comunità politica cui si è scelto liberamente di appartenere e che, altrettanto democraticamente, ha preso un indirizzo, che vincola dunque tutti. Indubbiamente la scossa del Governo sulle riforme istituzionali e sulla ripresa economica ha fatto bene al Paese ed al Pd. Di fronte alla scelta tra la rabbia e la speranza, tra l’azzeramento definitivo e la ripartenza, gli italiani hanno scelto le seconde opzioni: hanno scelto di dare fiducia al Pd perché sono fiduciosi che l’Italia ce la possa fare e l’unica forza che ritengono in grado di affrontare e vincere questa sfida è la nostra. Una fiducia grande. Dipende da cosa facciamo 3 Il 25 maggio ha dimostrato, anche se non ce ne era bisogno, che l’elettorato è volatile: il 40 per cento del Pd dimostra che siamo riusciti a far breccia su indecisi e anche sugli elettori che avevano visto nel centrodestra un elemento di modernizzazione, dimostra che siamo riusciti a rimettere in cammino la speranza e che siamo ritenuti un argine all’affondamento del Paese. Ma è una fiducia a tempo, che dipende dai risultati che concretamente riusciremo ad ottenere. Ho scelto di fare la campagna elettorale vivendo un’esperienza tanto semplice quanto istruttiva: quella del porta a porta. In tanti mi hanno detto che se non va bene questa volta, dopo il Pd non rimane altro. I nostri voti sono proporzionali alle aspettative che abbiamo su di noi da parte dei cittadini. Se deludiamo queste speranze la sanzione nel voto sarà proporzionalmente uguale alle aspettative, non dimentichiamocelo. Il Governo sta invertendo la rotta del Paese, e questo è stato percepito. Ora bisogna stabilizzare questo indirizzo di cambiamento. Il 40,2 per cento ci permette inoltre di essere la prima forza politica all’interno del PSE. Siamo ormai il primo partito. Il quadro del Parlamento Europeo, dove nessuna forza ha una maggioranza autosufficiente, obbligherà gli europeisti a trovare un punto di incontro per il Governo europeo. Il PSE dovrà contrastare il dogma dell’austerità ad ogni costo impresso dai popolari in questi anni. Le amministrative in provincia di Pistoia. Parlano i numeri. Il congresso ci ha rigenerato anche per la fase della campagna amministrativa 2014. La tornata amministrativa si può commentare partendo dai numeri. Al momento del congresso provinciale, l’obiettivo prioritario che si era posta la segreteria provinciale era quello di riconfermare le Amministrazioni già a guida Pd e di riconquistare i Comuni che nel 2009 erano passati al centrodestra. Possiamo dire che questo obiettivo è stato sostanzialmente raggiunto. Partiamo dai Comuni strappati al centrodestra. Ci siamo riusciti in ben 4 casi su 5, eccetto a Chiesina Uzzanese. A Pescia, con il 64 per cento ottenuto da Oreste Giurlani, per la prima volta dall’introduzione della legge sull’elezione diretta dei Sindaci (1993) non si va al ballottaggio. Abbiamo riconquistato la città più grande in Toscana, dopo Prato, governata dal centrodestra. A Montale Ferdinando Betti, anche qui con una percentuale sopra il 60 per cento, diventa Sindaco con una coalizione unita nonostante defezioni di alcune forze nel postprimarie, gravi per il loro significato ma ininfluenti rispetto al risultato. Non possiamo 4 nascondere che il percorso per il partito di Montale sia stato accidentato ma abbiamo sempre tenuto la barra dritta. Per questo mi sento di ringraziare Walter Tripi che ha seguito in modo costante il percorso dell’Unione Comunale a seguito delle dimissioni del segretario,affrontando bene la fase delle primarie e del post primarie. Con Tommaso Braccesi a Cutigliano e Luca Marmo a Piteglio, il Pd ritorna ad esprimere la quasi totalità delle amministrazioni della Montagna Pistoiese e questo avrà sicuramente una ripercussione positiva in termini di una maggiore coesione del territorio montano, finora troppo frammentato sulle sue prospettive di sviluppo. La vittoria di Braccesi a Cutigliano è stata fortissima; a Piteglio, dobbiamo dirlo, si tratta di una vittoria sorprendente e dunque straordinaria, il cui merito va a Luca Marmo ed ai candidati che ci hanno creduto fino in fondo. Tra i Comuni che già governavamo bisogna segnalare la non scontata vittoria diretta al primo turno di Giacomo Mangoni ad Agliana, nonostante parte della coalizione uscente avesse stracciato l’impegno preso davanti agli elettori delle primarie del 9 marzo scorso. E’ stata premiata dunque la coerenza con gli impegni presi e l’unità del Pd, oltre che una squadra ricca di un mix di rinnovamento ed esperienza. Come partito provinciale ci siamo spesi con forza per evitare che un quadro politico molto delicato a causa di questi comportamenti irresponsabili si ripercuotesse sul voto, obiettivo raggiunto visto che il Pd alle amministrative ha raggiunto il 49,5 per cento. Non era assolutamente scontato riconfermarsi al primo turno a Monsummano, vista la frammentazione dovuta a 8 candidati a Sindaco, ma Rinaldo Vanni e la sua coalizione, grazie al buon lavoro compiuto, hanno chiuso subito la vicenda. Nel 2009 vincemmo a Montecatini, in modo sorprendente. Riconfermarsi cinque anni dopo, con il 60 per cento, in una città che non è mai stata certo di centrosinistra ci dice due cose: che nel 2009 quella vittoria non fu casuale e che Bellandi e la sua Giunta hanno ben operato in una realtà complessa. Non era per niente scontato riconfermarsi e credo che il Pd a Montecatini abbia creato in questi anni una squadra di uomini e di donne in un mix di rinnovamento e competenza che ha dato una forte mano alla riconferma in questo Comune. A Larciano Antonio Pappalardo si riconferma Sindaco con un risultato che spazza via anche alcune irresponsabili dichiarazioni da parte di alcuni nostri iscritti negli ultimi giorni prima dalle elezioni, affermazioni sonoramente bocciate dai cittadini che hanno premiato il lavoro di Pappalardo. A Massa e Cozzile si sperimentava lo schema “tutti contro il centrosinistra”, da sinistra a destra appassionatamente insieme: una squadra totalmente rinnovata, a partire dalla candidata a sindaco, è riuscita a far fallire questa operazione e a continuare l’esperienza di buongoverno del Comune. Un’annotazione: Marzia Niccoli e Gilda Diolaiuti a Pieve a Nievole, dove ci siamo riconfermati con un gran risultato, sono le prime sindaco donna nei loro Comuni. 5 Alessio Torrigiani ha vinto molto bene le elezioni a Lamporecchio e Andrea Taddei a Buggiano, in un quadro fortemente frammentato come testimonia il numero dei candidati a sindaco, ha vinto agilmente le elezioni amministrative. Fabio Micheletti a Sambuca ha avuto un ottimo risultato, superiore all’80 per cento. Un forte rinnovamento e numeri inequivocabili Su 15 candidati a Sindaco, 11 erano alla prima prova elettorale. Abbiamo fatto scelte coraggiose e di rinnovamento che sono stati premiate, le nostre candidature sono state riconosciute come affidabili dai cittadini. Erano 15 anni che il centrosinistra non governava contemporaneamente tutti i Comuni con popolazione sopra i 15.000 abitanti. Erano 6 su 22 i Comuni che il centrodestra governava prima di questa tornata, 2 sono quelli che gli rimangono. In 20 su 22 Comuni della Provincia adesso amministra il centrosinistra. Dopo gli straordinari risultati alle amministrative del 2012, abbiamo continuato una scia di vittorie alle amministrative: nel 2014 siamo riusciti a superare la pagina del 2009 in cui, in gran parte a causa di nostri dissidi interni, perdemmo 5 comuni. Alcune considerazioni. I ballottaggi dimostrano che non basta un trend nazionale positivo se ci sono problemi locali. Voglio sottolineare anche che, nei Comuni dove si sono svolte le primarie, non ci sono state spinte centrifughe nel partito, eccetto i casi di Agliana e Montale che però riguardano comportamenti posti in essere da forze della coalizione, gravi politicamente ma come si è visto ininfluenti elettoralmente. Come partito provinciale ci siamo adoperati nella fase post primarie per la composizione di un quadro politico che, partendo dal risultato delle primarie, riconoscesse limpidamente il candidato vincitore ma allo stesso tempo consentisse che una rappresentazione plurale nelle liste. Non è stata un’azione sempre semplice ma ci siamo riusciti. Vi è stata dunque una maggiore maturità rispetto a esperienze passate nel vivere l’esito delle primarie in questa tornata, a dimostrazione che l’adozione di esse non è solo un fatto statutario ma non può prescindere da una maturità nel saperle correttamente interpretare. In questo senso sono fatti passi in avanti importanti. 6 Come dimostra il dato dei comuni sopra i 15.000 abitanti, la tenuta delle amministrazioni locali in questo difficile frangente ricade quasi interamente sulle nostre spalle. Complice anche la riduzione del numero dei consiglieri, molte liste a noi collegate non sono riuscite a raggiungere il quorum per il seggio. Così ci troviamo a maggioranze quasi monocolore ad Agliana, Monsummano e Montecatini e a Pescia. Un altro dato da sottolineare è che i cittadini hanno ben distinto tra europee ed amministrative, come dimostra il dato del Pd nei Comuni dove si sono svolte le due tornate, dove c’è una differenza dovuta anche al fatto che sono state promosse varie liste civiche dai nostri candidati a sindaco, nell’ottica di aumentare i consensi sul voto locale. Il dato europee/amministrative ed i ballottaggi, si vedano i casi di Livorno e Perugia, dimostrano soprattutto che il positivo dato del Pd nazionale da solo non basta per superare difficoltà locali e/o scelte sbagliate nella formazione delle candidature. Dunque il dato dei 14/15 comuni che abbiamo vinto dimostra che abbiamo sicuramente giovato di una positiva tendenza nazionale ma anche operato bene sulle scelte di candidature e sulla tenuta del quadro politico locale, perché senza questo presupposto si perdono roccaforti storiche nonostante il Pd sia a livelli storici nel Paese. Le nostre scelte locali hanno fatto dunque la differenza. Mi sento di dare questo merito e ringraziare le Unioni Comunali e la segreteria provinciale che, assieme al sottoscritto, ha coordinato questo intenso lavoro. In particolare vorrei ringraziare pubblicamente il responsabile degli Enti Locali Walter Tripi che ha dimostrato grande attenzione ed equilibrio in realtà e contesti molto delicati e il responsabile organizzazione Riccardo Trallori, efficace e netto in momenti in cui bisognava mettere un punto contro possibili degenerazioni. Sono stati mesi intensi, faticosi ma coronati con un bel risultato. Il ruolo del partito provinciale. Il partito provinciale non si è attivato per imporre ma per accompagnare i percorsi locali, perché sulle elezioni comunali non ci sono metodi preconfezionati o schemi da riprodurre come stampini. Bisogna avere l’umiltà di comprendere le realtà locali ed il relativo quadro politico che varia da Comune a Comune, adattando la nostra proposta e lo schema politico ad esso. E’ stato un approccio che avevamo sancito in direzione e che è risultato vincente. Il rispetto per l’autonomia dei livelli locali è stato proporzionale alla nostra durezza quando abbiamo visto possibili degenerazioni che abbiamo contrastato con estrema nettezza. Consapevoli dell’importanza di questo appuntamento, grazie ad una gestione oculata dei nostri fondi, abbiamo stanziato per i Comuni al voto 43.000 Euro come coordinamento provinciale. Era la prima volta che da Pistoia arrivava un finanziamento diretto ai circoli in una tornata elettorale. 7 Eravamo consapevoli dell’importanza di questa tornata amministrativa e che, su essa, si misurava anche la qualità del gruppo dirigente del Pd a livello locale e provinciale. E’ stato un voto di speranza, a Roma e ad a livello locale. Penso molte volte se abbiamo la consapevolezza del peso della sfida che ci attende, una sfida bella ma difficilissima: quella di non deludere le aspettative di chi ha visto in noi l’unica forza in grado di portare fuori il Paese ed il nostro territorio dalla crisi che stanno vivendo. Non possiamo che mettercela tutta, questo è quello che ci chiedono i nostri cittadini elettori. Un territorio coeso è più forte. Ora non abbiamo alibi. Si aprono di fronte a noi nuove sfide, di cui discuteremo nei prossimi appuntamenti. Esprimendo la guida di tutte queste amministrazioni ci troviamo su di noi la responsabilità di lavorare per una vera coesione del nostro territorio provinciale. Non è una questione di bandierine: l’omogeneità politica deve essere un vantaggio da sfruttare per integrare politiche e scelte di sviluppo e per un’interlocuzione più efficace con il governo regionale e nazionale. Perché un territorio più unito è più forte. Sappiamo bene che non è scontato che sia cosi, come dice la storia del nostro territorio. Ora però non ci sono più alibi, non ci possiamo più permettere frammentazione E’ il momento del coraggio. Dobbiamo vincere queste sfide. Tocca a noi. Solo a noi. 8
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